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DISCOGRAFIA Dea |
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partecipazioni |
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progetti |
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2004
CNI/Look Studio/Elikonia/JasadB
In
copertina:
scultura in terracotta di I.Vacalebre
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Canne
pietre
ferrovia
e vento
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La
Lupa
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Ars
culinaria
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Capuana
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Sirene
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Lucy
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Mater
Dei |
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Nisi
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Farfalla
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Veronica
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Tuppititiritituppiti
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Il
viaggio musicale degli Isola, partito dalla Sicilia, terra dove ognuna
delle culture che vi ha transitato ha lasciato segni tangibili, punta diritto verso il nucleo infuocato di questo pianeta terra, da cui
attingono,
in egual misura, tutte le culture. Dai celti ai dravìdi della valle
dell'Indo, dall'Egitto a Babilonia, il fondo della psiche umana è tutto
intessuto della divinità della donna; maestra ed iniziatrice, forza di
trasmissione del più alto insegnamento mistico; profonda e pacata armonia
contro ogni violenza.. |
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Hanno
collaborato con il trio Isola:
Kiko Fusco - tastiere e archi (3)
Totò Oteri - pianoforte (5)
Fabrizio Destro - basso elettrico (8, 10)
Patrizia, Giuditta Rustica e Nadia Belghyti - cori (4)
Mario Rivera - basso (1, 3, 4, 5, 9, 11) e campionamenti
Musiche:
N. Rustica, I.Vacalebre, G.Crispino
Testi:
I. Vacalebre
Arrangiamenti:
Isola, Mario Rivera (1, 3, 4, 5, 7, 8, 10, 11),
Kiko
Fusco (2, 6)
Produzione:
Kiko Fusco
Pre-produzione:
Jasad B Studio (Messina)
Missaggi:
Kiko Fusco e Mario Rivera presso L'Orecchio di Van Gogh (Roma)
Masterizzato
da Fabrizio De Carolis (Reference Mastering, Roma)
Collaborazione
di Antonio Stella e Enzo Maimone
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APPROFONDIMENTI |
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il
senso |
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punto
di partenza |
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Lucy |
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Nisi |
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Ars
culinaria |
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Farfalla-Veronica |
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Sirene |
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Capuana |
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La
Lupa / vignette |
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Canne
pietre ferrovia e vento |
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Dea
- è terra che alimenta e rivela col germoglio, il seme;
- colei che custodisce il verbo;
- crogiuolo alchemico dove in questa dimensione si incarna il divino;
- il tramite del processo evolutivo della nostra dimensione
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Punto
di partenza
Ci
affacciamo in questa dimensione, su questa terra, per compiere un viaggio
che parte da un luogo ben preciso che ci appartiene intimamente, anzi,
forse noi apparteniamo ad esso intimamente.
Poi,
durante il cammino, distratti dall’esperienza della vita, dimentichiamo
il Punto di Partenza; dimentichiamo come esso caratterizza la nostra
intera esistenza.
Oltre
ogni cultura e sentimento di Dio, veniamo alla vita attraverso due madri:
una è la “donna madre”; l’altra è la non meno importante “madre
terra”. Ambedue, già durante la gestazione, ci imprimono i loro
caratteri…
Il
Punto di Partenza è dunque caratterizzato da due archetipi, due entità
femminili.
Il
clima, il panorama, le caratteristiche geofisiche di un territorio, sono
strettamente connessi agli usi e costumi della popolazione, che a sua
volta ha ereditato i caratteri genetici e comportamentali dalle precedenti
generazioni che lì hanno transitato.
Ed
anche se nell’ultimo secolo i costumi hanno avuto continui cambiamenti,
per via delle mode che si susseguono rapidamente, del progresso e
l’evoluzione sociale e della comunicazione, l’influenza del territorio
sul comportamento umano resta un fattore imprescindibile; basta pensare
quanto manca il mare ad un isolano lontano dall’isola, o quanto la
montagna ad un montanaro lontano dalla sua casa originale…
Il
punto di partenza dunque vive della sacralità dei luoghi, che si
manifesta proprio nei costumi dell’uomo.
E
non c’è più bello o meno bello; tutto fa parte di un
disegno che si compie.
Possiamo,
se vogliamo, prenderne coscienza…
È
bello ricordare qui la frase di un saggio: “Siate come alberi piantati
solidamente al suolo, ma con le fronde rivolte verso il
cielo”.
Poiché,
in questa dimensione, non c’è crescita spirituale che non passi
attraverso la fisicità.
L’uomo
primitivo osservò gli astri e la natura celeste; tali forze le comparò
alla donna. Ogni 28 giorni la luna compie la sua intera evoluzione, ogni
28 giorni la donna sanguina ricreando la propria fertilità.
La
terra dal suo grembo produce il frutto, così la donna partorisce il
figlio dal suo ventre.
Dea
luna, magna mater, insieme nel sacro mito delle origini; unione
astrologica religiosa…
Rinascita…
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Lucy
L’uomo
primitivo osservò gli astri e la natura celeste; tali forze le comparò
alla donna.
Ogni
28 giorni la luna compie la sua intera evoluzione, ogni 28 giorni la donna
sanguina ricreando la propria fertilità.
La
terra dal suo grembo produce il frutto, così la donna partorisce il
figlio dal suo ventre.
Dea
luna, magna mater, insieme nel sacro mito delle origini;
unione
astrologica religiosa…
rinascita…
Nel
palazzo di Cnosso, a Creta, nel sacro pozzo, sotto il pavimento di
alabastro, il ritrovamento della Dea dei serpenti, la Dea-madre, la
Dea-figlia, due statuette di terracotta raffiguranti divinità femminili
con serpenti in mano, branditi come armi ed attorcigliati nelle braccia.
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Nisi
Pomeriggio
d’estate
Incede
lento, piccolo corteo, tre o quattro donne vestite a nero, in testa la più
anziana, che si rivolge a nord, verso il mare, per cantare il suo
dolore…
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Ars
culinaria
Bianco
lunare il volto della strega, dentro l’antro, al riparo del sole, a
preparare ricette e alchimie di sapori, per ammaliare!..
Con
la pelle color del sole, l’uomo cacciatore che diventa di lei la
preda…
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Farfalla
- Veronica
Biblicamente,
Veronica è colei che accoglie nel lenzuolo il corpo martoriato di Cristo.
Nella trasposizione di Migneco, ciò si realizza nel dipinto “La
Veronica in Calabria”, in cui Veronica dà prova della propria verginità.
Da qui, la vivace trasposizione degli Isola in seno ad un retaggio
culturale: lenzuolo della prima notte di nozze steso a dimostrare la
propria purezza; come Burka, Chador, infibulazione.
Tutte
umiliazioni che straziano l’anima della donna in un solo corpo: Veronica
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Sirene
Buone
le sirene che cantavano a lamento quando nasceva un bimbo sventurato.
Buone come le fate quelle che avvertivano la gente della buona o cattiva
sorte.
Malvage
come Scilla e Cariddi che agitavano le acque dello Stretto e coi
loro mulinelli risucchiavano le barche tutte intere…
Metà
donne metà pesci, erano belle assai e cantavano con voce incantatrice;
venti e mari stavano ad ascoltarle, i pesci si addormentavano e i marinai
si scordavano della loro casa…..
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Capuana
Solo
le donne hanno accesso al lavatoio. Come l’acqua le notizie scorrono, si
divulgano, come la musica, come il canto si perdono nell’aria, come un
volo di chador…
Estate
2003.
Una
gita a Tripi, comunità del messinese, sui Nebrodi, a monte del golfo di
Tindari. Suo antico nome Abacena, una delle più fiere ed
avanzate civiltà del Mediterraneo antico.
Passeggiando
per le caratteristiche vie del paese, incontriamo donna Lucia, un’anziana
donna quasi immobilizzata su una sedia, davanti casa, con lo sguardo ormai
spento. Alcuni amici del luogo ci dicono che Lucia è una delle ormai
rarissime Capuane ancora in vita.
Capuana
– ci spiegano – è l’attributo che si dava alle donne che presso il
lavatoio intonavano e guidavano i canti
delle massaie. Al lavatoio, oltre a lavare i panni, le donne si
scambiavano ogni sorta di informazione sugli avvenimenti e le
vicissitudini della comunità.
L'interesse
per questa storia intrigante cresce. Ci stiamo preparando ad una nuova
composizione.
Non
si penserebbe di approfondire la storia rivolgendosi ad una vecchietta
ormai silenziosa ed inanimata, ma Iolanda insisteva: “Signora Lucia,
la prego, mi hanno detto che lei sapeva cantare bene quando era giovane.
Potrebbe accennarmi uno di quei canti che faceva al lavatoio? Noi veniamo
da lontano e ci piacerebbe portare un ricordo così bello di lei e di
Tripi”
Potenza
dell’amore, quelle parole sembrano scuotere dal letargo la vecchietta
che dallo stato di imbalsamazione sembra risvegliarsi di colpo; e
indirizzando lo sguardo, un momento prima perso nel vuoto, verso Iole
risponde: “Chi voi i mia figghia, no vidi chi sugnu vecchia, non mi
ricoddu cchiù nenti oramai (cosa vuoi da me figlia mia, non vedi
che sono troppo vecchia?, non ricordo più niente ormai). E intanto
notiamo un bagliore di luce negli occhi stanchi della donna.
“Dai
signora Lucia, sono certa che se vuole può ricordare qualche frase,solo
una piccola parte di uno di quei canti”.
Donna
Lucia, che intanto (“come un fuoco spento quando ritorna il vento”)
aveva cambiato posizione ed espressione, ecco
che solleva la testa, si raddrizza un po’, e da una memoria sedimentata
affiorano sprazzi di canti e ricordi, tra questi “mamma non mi
mannari all’acqua sula, mamma ca mi vola la muccatura…" (mamma
non mi mandare all'acqua da sola, perché il vento potrebbe farmi volare
via la “muccatura” - fazzoletto usato dalle donne per coprire i
capelli che, nella cultura mediterranea, sono simbolo di seduzione da
coprire e difendere dagli sguardi indiscreti dell’uomo. Quindi, al
lavatoio era facile per le giovani donne essere oggetto di tentazione come
lo era essere tentate).
Donna
Lucia sorride dolcemente per un lungo momento, poi riabbassa la testa,
incrocia le mani tremule sul grembo, e si riperde nel vuoto dei ricordi.
Era
nata Capuana.
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La
Lupa
(
Ispirato alla Lupa del Verga: Era
alta, magra; aveva un seno fermo e vigoroso
da bruna; eppure non era più
giovane...
)
“La
Lupa” è la donna che capovolge il tradizionale rapporto con l’uomo,
quindi deve espiare.
La
Lupa è libera solo di riaffermare il bisogno che la rende schiava…
Il
mistero della fisicità.
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Vignette
sul
brano
clicca
sulle immagini per ingrandirle |
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Canne
pietre ferrovia e vento
Chi
meglio di una donna può custodire il corpo di un’altra donna,
un’adolescente.
Un
intimo comprendere, un potere regio trasmesso per via matrilineare.
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